E così ieri sono andata in ufficio di malavoglia, molto in
ritardo, arrivandoci poco prima delle ore 12. Mentre guidavo l’auto mi ripetevo
come un mantra “Ricordati che sei solo una delle tante ragazze con cui Lui
parla, non sei niente, ti sta solo facendo perdere tempo, stai lavorando poco
per colpa sua, lascialo perdere, hai pochi soldi quindi concentrati solo lavoro,
sii distaccata, fredda, allontanalo”. Arrivata in azienda ho anche deciso di
parcheggiare all’esterno del recinto del parcheggio, sulla via, così che la mia
auto non fosse visibile, come se io non ci fossi. Ma poi vedi il destino le cose strambe che ti
fa capitare: quando ho oltrepassato a
piedi il cancello ho notato la sua auto ed incredula ho visto che la mia auto
all’esterno l’ho parcheggiata esattamente davanti alla sua posta all’interno!
Le due macchine si guardavano, una di fronte all’altra separate solo dalla
inferriata, ed io neanche me ne ero accorta.
Entrata in ufficio ho deciso di non lasciare la porta socchiusa come faccio sempre (così quando Lui viene a trovarmi non ha bisogno di bussare e farsi sentire da tutti che si trova nel mio ufficio), e quindi l’ho chiusa. Mi tolgo il cappotto, poso la borsa, accendo il computer. Attorno al collo però lascio la sciarpa, perché essendo importante per me non prendere mal di gola, cerco di tenere il collo ancora un po’ al calduccio. Inizio quindi a lavorare. Aprendo l’agenda trovo una lista di telefonate da fare subito e così indosso gli auricolari del cellulare, apro il file delle note a computer, ed inizio la mia attività. Penso “Amanda adesso lavori, lavori, lavori, così non hai spazio nella mente per pensare a lui… che se ne vada al diavolo!”
La mia postazione di lavoro è laterale alla stanza, viso alla parete, da un lato la finestra, dal lato opposto la porta. Scrivania a “L”, un lato appoggiato alla parete con postazione computer, l’altro lato orizzontale alla stanza su cui faccio le consulenze, con le persone sedute di fronte. Quindi sto lavorando sul lato a parete. Telefonata uno, telefonata due. C’è un cliente che mi sta raccontando come è andato il suo appuntamento domenica, si è lanciato in un lungo monologo ed io ascolto in religioso silenzio.
Intanto inizio a sentire caldo al collo, così, cercando di non farmi cadere gli auricolari dalle orecchie, con movimenti lenti cerco di sciogliere il nodo della sciarpa e sfilarmela; mentre la tiro via lentamente, allungo il braccio destro in direzione del piano scrivania e… la mia mano si scontra con un pacchetto. Mi volto e vedo: il pacchetto di una brioss fresca di forno sulla scrivania, Lui che mi guarda con occhi gioiosi ed un grande sorriso che illumina la stanza! Lo guardo sorpresa (non me l’aspettavo, non l’ho sentito entrare) e lui mi dice allegro “Sei arrivata tardi… ti ho portato la colazione” ed io a gesti gli faccio notare gli auricolari e mimo il fatto che non posso parlargli perché nelle orecchie un cliente mi sta parlando. Lui esce subito dalla stanza per farmi lavorare.
E’ stato così rapido che per un attimo penso di averlo sognato, ma la brioss è ancora sulla scrivania, quindi è accaduto veramente. Che sguardo e che sorriso che aveva: mi guardava come se in quel momento io fossi la donna più bella del mondo! Mi è passato tutto, faccio marcia indietro, non voglio più fuggire.
Amanda
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Ps: la foto scelta non è mai casuale (prossimo post :)
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