Se potessi questa mattina non andrei in ufficio, lascerei il telefono spento, mi eclisserei verso tutti. Provo un grande desiderio di fuga. Sono abile in questo, a dare gli addii. Scomparire quando gli altri non se lo aspettano. Oggi ci sono, sto già meditando la fuga e non te lo dico, ma da domani non ci sarò più. E pensare che quando le persone iniziano a conoscermi è la prima cosa che dico loro, come avvertimento: “Ho il vizio di sparire all’improvviso”. Vorrei che capissero che se mi faranno arrabbiare o non mi terranno in giusta considerazione, io me ne andrò, non disturberò più con la mia presenza.
Mi do alla fuga quando vedo che la mia presenza non ha più senso. Quando vedo che la situazione in cui mi trovo non si adatta più a me; quando ho fatto tutto il possibile per migliore o modificare una situazione ma nulla migliora o si modifica.
Tutte le volte che mi sono licenziata dalle aziende presso cui ho lavorato (tre volte: 1996, 2000, 2008) , l’ho fatto consegnando la lettera di dimissioni all’Amministratore, per poi eclissarmi subito dopo senza salutare nessuno. L’obbligo di ri- consegnare il cellulare impedisce di essere raggiunta telefonicamente. Ecco perché non sono in contatto con nessuno dei miei numerosi ex-colleghi. Non mi piacciono gli addii. E penso dispiaciuta “Il tempo per capirmi te l’ho dato, adesso è scaduto, è troppo tardi, non torno indietro. Se il destino vorrà un giorno ci incontreremo di nuovo”. Quando tutti hanno già lasciato l’edificio, io esco per ultima, spengo la luce, e poi mi chiudo la porta dietro le spalle, per sempre.
Lo stesso ho fatto nelle relazioni sentimentali, visto che spesso lavoro e amore hanno viaggiato paralleli.
Usando la parola “fuga” si potrebbe pensare che sia vigliaccheria. Sbagliatissimo. Allontanarsi da tutti in silenzio (“Leave in Silence” come cantano i DM), senza permettere loro di raggiungerti, è emotivamente molto più difficile. E’ come un suicidio: chi vuole morire davvero ci riesce, chi sbaglia in realtà voleva solo attirare l’attenzione, secondo tesi psicologiche. Non è un paragone estremo: fuggire significa uccidere una situazione, e lanciarsi nel buio. Io, non avendo paura dei cambiamenti, non ho paura di modificare situazioni per me infelici.
Perché scrivo questo, vi domanderete. Perché è quello che vorrei fare oggi se fosse possibile. Non vorrei andare in ufficio e affrontare Occhi Blu e sono stanca dei miei problemi di lavoro.
Riguardo al lavoro, il fatto è che la crisi economica in cui viviamo ha peggiorato l’umore delle persone e quelle che arrivano in consulenza da me, sembrano tutte davvero “stressate” (per essere gentili): nessuno che sorride sinceramente o ha un atteggiamento positivo verso il futuro, e mi usano come capro espiatorio quando i loro appuntamenti non vanno a buon fine. Come se la colpa della loro solitudine fosse mia. C’è gente single da 5, 10 o 15 anni, e poi all’improvviso è colpa mia se la persona che hanno incontrato non è quella giusta. Ma prima di conoscermi, perché sono stati singoli per tanti anni? Nessuno si sa rispondere.
Riguardo a Occhi Blu. Non lo capisco. O meglio: qual è il significato di tutto il tempo che mi dedica, se poi alla fine non si risolve in una relazione? Mi sono talmente abituata alla sua presenza, che quando non c’è soffro davvero tanto la sua assenza. E lui sta con me spontaneamente, io non lo cerco mai, è sempre lui che trova il modo ed il tempo per starmi vicino. Ma qual’è il suo fine?
La mia paura è che lui abbia paura di iniziare una relazione con me, perchè questo sconvolgerebbe il suo equilibrio di vita, conquistato dopo anni di brutte esperienze, soprattutto perchè io non sono una donna facilmente gestibile. Ma è la stessa cosa che provo anche io nei suoi confronti. Abbiamo tutti e due dei muri altissimi da abbattere.
Però io non sono il tipo di donna che puoi usare come “amica” per i tuoi momenti di solitudine, per le tue confidenze, per lamentarti dei tuoi problemi di lavoro. Non sono il tipo di donna che pur di tenersi un uomo vicino (di farsi vedere dagli altri con un uomo) accetta qualunque tipo di situazione. Io nelle relazioni non ho mezze misure: o con me, o senza di me. Se non vuoi stare “fisicamente” con me, io ho la “mia” vita da vivere.
E così medito la fuga. Novembre non è mai stato un buon mese per me.
Amanda
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