Nulla di nuovo per chi mi legge da otto anni, storia già raccontata tempo fa. L'ho riscritta con qualche dettaglio in più, un po' per prevenzione (quello che dovrebbe fare la scuola guida, oltre a insegnare a guidare) e poi perchè è da questo evento che il personaggio di Grimilde entra nella mia vita. Buona lettura.
Il 4 giugno del 1988 (o ’89, non ricordo) avevo 19 anni (o 20), era sabato. Alle ore 20,05 ebbi un incidente d’auto. Fui l’unica illesa, viva per miracolo. Con alcuni amici stavamo andando al cinema a vedere “Arancia Meccanica” che non avevamo mai visto ma sentito tanto parlare (nessuno di noi conosceva nemmeno la trama, sapevamo solo che faceva paura). Eravamo in quattro, tre ragazzi ed una ragazza. Il guidatore aveva portato quella mattina l’auto dal meccanico, il quale disse “le gomme sono un po’ lisce, per ora guida ma poi devi cambiarle”. Alle ore 20, c’era ancora una bella luce estiva, ed iniziò una piccola pioggerella sottile, acqua che scendeva lenta e fine. L’asfalto si bagnò. Dicono che la primissima acqua di una pioggia è pericolosa perché rende l’asfalto scivoloso, quasi olioso. I ragazzi vennero a prendermi sotto casa. Girato l’angolo della via, dopo nemmeno cinque minuti, un auto ci tagliò la strada, per l’autista fu impossibile frenare. La nostra auto girò un paio di volte su stessa e poi scivolò sull’asfalto miracolosamente in linea retta per oltre 100 metri, senza sbattere contro alcuno ostacolo, fino a quando si fermò.
I tre ragazzi rimasero tutti feriti in modo
grave, l’autista, il ragazzo seduto davanti di fianco all’autista, e quello
seduto dietro a lato di me. Io ero seduta dietro l’autista. Non mi feci nulla,
né pensai fosse accaduto nulla di strano. Guardai con occhi sgranati il mio
soccorritore. Un ragazzo sceso dalla prima auto giunta nel luogo
dell’incidente, lui e la fidanzata si sono messi a correre verso di noi, hanno
aperto la portiera dell’auto ed aiutato noi a scendere. Vedendomi lui mi disse
“Sei ancora viva?” – “Sì, certo”. Curioso: ero uscita di casa con i lunghi
capelli raccolti con un elastico sulla testa. Nella forza dell’impatto
l’elastico si ruppe e mi ritrovai con i capelli sciolti.
La polizia mi chiese di testimoniare cosa avessi
visto: un’auto nera di grossa cilindrata, stava proprio di fronte a noi, nella
nostra stessa corsia. Prima che ci piombasse addosso io ebbi l’istinto di
piegarmi di lato, quasi sdraiata sul sedile. Durante l’impatto il mio corpo fu
sbattuto violentemente ma senza farmi male, perché sbattè sugli schienali
morbidi dei sedili impedendomi di ferirmi. All’opposto i ragazzi seduti si
ferirono gravemente, quello di fianco a me si tagliò con le lamiere (leggi in fondo **).
La mia testimonianza non fu scritta perché
discordava dalle altre versioni già rilasciate dai tre ragazzi. Di me fu
scritto “Aveva la testa girata, non ha visto nulla”. I ragazzi dichiararono
“Un’auto grigio argento chiaro, giungendo da sinistra, ha invaso la nostra
corsia e ci ha tagliato la strada”. Ma io non ho visto nessuna auto argento, io
ho visto un’auto nera, ne sono più che sicura! Mio fratello maggiore era
curioso di farmi vedere com’era l’auto impattata, così l’indomani mi portò al
deposito di un rottamatore dove sapeva
erano state portate entrambe le automobili. Quella su cui mi trovavo io era
quasi completamente distrutta, l’altra era un’auto di colore argento col muso
accartocciato.
Se ti accontenti di questa versione, il racconto finisce
qui. Se vuoi la mia versione ecco la storia vera.
Alle ore 20 i ragazzi sono venuti a prendermi
sotto casa, fermando l’auto di fronte il mio balcone. Uno di loro citofona, io
scendo, la mamma si affaccia dal balcone per guardarmi andare via, come fa
sempre. Io mi avvicino all’auto, saluto gli amici, poi mi giro verso la mamma
per salutarla. Ci scambiamo un grande sorriso. Poi con la mano tocco la
maniglia della portiera per aprirla. In quell’istante sento il sangue gelarmi
ed ho un attacco di panico. Guardo la mamma e vorrei dirle che non voglio più
andare via, che ho paura. La mamma mi
sta guardando, anche lei ha una strana espressione pensierosa. Esattamente
cinque minuti dopo avverrà l’incidente. Se l’auto non avesse slittato in
rettilineo, ma dopo aver girato su se stessa avesse incontrato un ostacolo
(bastava un palo della luce), noi saremmo tutti morti. Se io non avessi visto
l’auto nera, non mi sarei sdraiata di lato e non mi sarei salvata. L’auto nera
era chiaramente una visione. Quello avuto con la mamma è stato un intenso
scambio telepatico: il contatto della mia mano con l’auto mi ha fatto percepire
il pericolo, ed a mia mamma pure. Potrei
quasi descriverlo a colori: mi sembrava che in quell’istante il cielo avesse
perso il suo azzurro e tutto fosse diventato di un triste viola.
* Un altro evento precedente.
Questo incidente era solo l’ultimo di una lunga serie di
eventi inspiegabili che negli ultimi due anni mi erano accaduti, cioè da quando
avevo lasciato la scuola a 17 anni, per lavorare con mia mamma, nella nostra
sartoria di abiti come sarta-stilista
nel nostro laboratorio. Prima dell'incidente per più di un anno, ogni mattina quando entravo nel laboratorio, iniziavo a sanguinare dal naso in maniera impressionante. Perdevo una tale quantità di sangue che sembrava dovessi morire dissanguata. Trascorrevo una mezz'ora in bagno a lasciar fluire il sangue, poi smetteva e per tutto il giorno più nulla. Almeno tre volte mi hanno portato al pronto soccorso, ma i medici hanno sempre dichiarato che stavo bene che in me non c'era nulla che non andava. Un'amica di famiglia, che ci aiutava in laboratorio ed aveva sempre assistito a questi eventi, pensò che vi era solo una spiegazione non razionale, era evidente che mi avevano fatto il malocchio o una "fattura" e così decise di rivolgersi a Grimilde, una maga che lei conosceva... (segue)
Altri eventi. Potrei narrarvi altri episodi strani accaduti in quel periodo, ma non voglio impressionarvi troppo, quindi per ora mi fermo qui.
Perché oggi questo racconto: Grimilde (che io non avevo mai conosciuto personalmente) ha bussato alla mia porta per trovare l'amore! (Ma non era una maga?)
----------------
Nota: ** Mi spiego meglio, e posso farlo solo perché
l’ho visto in quel momento (tenetevi forte): durante l’impatto i sedili si
sollevano. Peccato che sollevandosi, sotto abbiano le lamiere del loro
scheletro, pertanto, il ragazzo di lato a me, mentre il sedile anteriore si
sollevava mostrando le lamiere, non rivestite, egli nell’urto sporse le gambe
in avanti finendo nel vuoto lasciato dal sedile stesso, e così, quando il
sedile si abbassò ricadendo dopo l’urto, con l’intenzione di appoggiarsi alla
base, di fatto si appoggiava alla gamba del mio amico, tagliandola nella sua
lunghezza. Consiglio che vi do: in caso di impatto, sollevate sempre le gambe
(a ginocchia piegate) in aria o lanciatevi sdraiati di lato, come ho fatto io.
Doppio consiglio: oggi, quando salite in auto, provate a immaginarvi la scena e
fate una prova, il cervello se ne ricorderà se dovesse servire. (Dovrebbero
insegnarlo a scuola guida, come salvarsi in caso di impatto!)
Ultimi commenti