Quando i genitori ostacolano il futuro di una figlia (io la penso così).
Lunedì ricevo un sms anonimo: “Ho 35 anni, sono italiana, sono affettuosa, educata, tranquilla, esco poco, orario 14-16, no la domenica. Cerco un ragazzo bello di 35-36 anni, serio, affettuoso, sincero, fedele, per matrimonio”. Queste poche parole (nell’ sms originale) contengono alcuni errori grammaticali, quindi immagino che la ragazza sia straniera, altrimenti che motivo avrebbe di specificare di essere “italiana” se lo fosse davvero? (e quindi non sa scrivere bene in italiano), e probabilmente è di un paese islamico, visto che nessuna ragazza italiana trentenne oggi ha questi orari di uscita così ridotti.
Per tre giorni provo a telefonarle, ma lei respinge tutte le mie telefonate. Immagino che dipenda dal fatto che non ho rispettato l’orario 14-16, ma ero impegnata con altre persone e non potevo chiamarla in quell’orario. Finalmente ieri lei mi fa uno squillo e stacca subito. Capisco che la devo/posso richiamare.
“Ciao, sono Amanda, mi hai mandato un messaggio lunedì” - risponde “Buongiorno” e non prosegue, cerco di capire se è timida/imbarazzata o se c’è qualcuno intorno a lei e non può parlare – “Sei sola in questo momento? Puoi parlare?” – “Sì, sono sola”, ok è timida – “Nel messaggio mi hai scritto che hai 35 anni, e cerchi un ragazzo da sposare. Sei nubile?” – “Sì”. Coi monosillabi non capisco se è straniera, quindi glielo chiedo direttamente “Senti, sei italiana o straniera?” – “Sono italiana” – “Sei italiana? Scusa, ma dal messaggio non sembrava, il testo aveva alcuni errori grammaticali, in genere così scrivono le straniere” – “Le chiedo scusa, mi dispiace, non scrivo molto bene, ma io sono italiana, mi scusi davvero” – “Ok, nessun problema, non importa, voglio solo capire chi sei. Però dammi pure del tu, ti chiamo da amica” – “Va bene”
“Posso sapere come ti chiami e da quale città chiami?” – silenzio, capisco che non vuole rispondere – “Senti, puoi anche darmi un nome falso, ma almeno posso scriverlo vicino al tuo numero di cellulare, inventatene uno” – “Allora le do il nome che uso in chat ‘Sirenetta’” – “Ok, Sirenetta va bene. Ed in quale città abiti?” – di nuovo silenzio - “Devo sapere da dove chiami, altrimenti non posso risponderti se ho dei ragazzi celibi della tua zona, mi basta anche il nome di un paese vicino” – “Valle d.….” – beh, è qualcosa…
“Lavori?” – “No” – “Vivi con la tua famiglia?” – “Sì” – “Perché nel tuo messaggio mi hai scritto l’orario di uscita? Hai poco tempo libero?” – “Mio papà non vuole che esco, posso solo dalle 14 alle 16 di settimana, e la domenica non posso uscire, mio papà non mi dà il permesso” – (Uh!?!) – “Davvero? E’ abbastanza insolito per una ragazza italiana, oggi…” Ovviamente cerco di esprimermi con delicatezza (ecco perché questo lavoro non lo può fare chiunque: soprattutto quando hai davanti delle situazioni particolari, bisogna sapere come rispondere usando i toni e le parole giuste, senza provocare emozioni negative, ma cercando di conquistare fiducia e la confidenza dell’altra persona ) – “I miei genitori sono calabresi, e così sia a me che alle mie sorelle, non ci fa uscire” – “Capisco, sono molto protettivi, un po’ all’antica…” – “Già, e poi non ho amici, e così non ho nessuno con cui uscire” – “Certo” – Ovvio, se la ragazza non esce mai di casa, come vuoi che faccia vita sociale! Abita in una zona poco popolosa ed a 35 anni vive isolata dai suoi coetanei, così è praticamente condannata alla solitudine. Eccolo qui il ‘padre-padrone’ che si fa servire fino alla morte, fregandosene della felicità dei figli!
“Hai mai lavorato?” – “Faccio dei lavoretti con la stoffa, dei fiori e delle cosine, e poi le rivendo” – “E dove le vendi visto che non puoi uscire?” – “Quando papà va al lavoro, vado in macchina con lui, e poi per due ore posso stare al bar là vicino, e lì incontro i ragazzi che conosco in chat” – “Cioè, dici a tuo padre che devi vedere delle clienti (donne immagino) per vendere i tuoi fiori e le incontri al bar, però in realtà ti vedi lì coi ragazzi conosciuti in chat, giusto?” – “Sì” – (Oh mamma, che vita triste…)
“Buono che sai usare il computer, sei diplomata?” – “No, ho la terza media, poi ho fatto un corso a ore di informatica. Sai a scuola non andavo molto bene, così non sono andata alle superiori…” – (Io mi immagino il padre-padrone che non avrà ‘insistito’ per farla studiare) – “E come sono andati gli incontri coi ragazzi conosciuti in chat?” – “Finora non bene, con l’ultimo sono rimasta fidanzata due mesi, ma la settimana scorsa mi ha lasciato, mi ha detto che ha un’altra ragazza” – “E tuo padre lo sapeva che eri fidanzata?” – “No, ci vedevamo di nascosto” – (A 35 anni vedere un ragazzo di nascosto, roba da medioevo per me) – e aggiunge “In chat conosco tanti uomini, ma quando dico che per uscire con me devono presentarsi prima a mio padre poi loro non si fanno più sentire, e così sono obbligata a vederli di nascosto” – Cerco di capire quale tipologia d’uomo può accettare di uscire con una ragazza “adulta” che ha una libertà giornaliera di due ore, nei giorni feriali, e mai nessuna domenica libera, e mi vengono in mente solo brutte facce, tipi infrequentabili…
“Senti, ho capito la situazione... però se vuoi che parliamo degli incontri, con un bravo ragazzo serio, ho bisogno di conoscerti di persona, devi venire da me in ufficio un giorno, in quelle due ore che hai libere prendi un mezzo pubblico e vieni, sono facile da raggiungere” – “Non so se ci riesco, non ho mai preso l’autobus, viaggio sempre in macchina con papà” – “Capisco… Ok, facciamo così: un giorno che mi trovo nella tua zona, ti telefono e ci incontriamo nel tuo bar e facciamo finta che mi vendi dei fiori” – “Grazie, così posso farlo”
In realtà difficilmente incontrerò questa ragazza, è una situazione famigliare troppo complicata, in cui io da estranea non posso entrare (né voglio e non mi compete). Sirenetta deve farcela da sola a trovare la forza di emanciparsi dalla sua famiglia. L’unica cosa che posso fare è conservare il suo numero di telefono, e se mi capiterà in ufficio un bravo ragazzo che potrebbe accettare una simile situazione, posso provare a contattarla. Non aggiungo altri pensieri che ho in testa, perché sono solo insulti per il suo “padre-padrone”
Amanda
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