Segue da UNA VITA
1) l'ultimo incontro - 2) Carlo, gli anni '80 - 3) Su e giù dall'inferno
Kevin è uno dei figli dell’estate
del ’79, ed i suoi compagni di scuola furono i fratelli minori di noi che all’epoca
eravamo adolescenti. Kevin crescendo non mostrò alcun interesse per lo studio, e
dopo la Terza Media non si iscrisse alle scuole superiori. All’opposto si
appassionò davvero al calcio ed essendo bravo iniziò a giocare nelle squadre
locali. Ebbe la fortuna di diventare un giocatore pagato e finché le squadre se
lo contendevano non si preoccupò mai di pianificare il suo futuro. Ma poi venne
il giorno che non fu più appetibile come giocatore e dovette pensare a trovarsi
un lavoro. Purtroppo il suo non era un curriculum appetibile e così restò
disoccupato parecchio tempo. Era abituato a viaggiare molto, a spendere
allegramente i suoi soldi, a non preoccuparsi del domani, e adesso che tutto
ciò era finito, si era ritrovato con niente in mano: niente diploma, nessun
mestiere imparato, niente soldi messi da parte, zero possibilità di aiuto
economico dalla famiglia (padre pensionato con reddito minimo e mamma
casalinga), non lo volevano nemmeno nei call center a lavorare, e fu costretto
a vendere la sua auto essendo impossibilitato a pagarne le rate di acquisto.
Aveva alcuni piccoli debiti che non riusciva a pagare e le finanziarie non gli
davano tregua. La crisi economica era entrata anche in casa sua tingendo tutto
al nero. Fu preso da grande sconforto. Il padre, molto preoccupato che il
figlio non trovasse mai un lavoro, visto che tutti i giovani che conosceva
erano disoccupati, pensò che l’unica soluzione per aiutare Kevin fosse quella
di separarsi da lui e mandarlo all’estero da alcuni suoi parenti, e ne aveva
sia in America che in Germania. Anche se non li sentiva da tempo, per il bene
del figlio, cercò di mettersi in
contatto con loro e chiese di poterli andare a trovare.
Nella gennaio del 2010 Kevin ed il padre partirono per l’Argentina, destinazione Buenos Aires. Qui trascorsero insieme un mese bellissimo, sia per la bellezza del luogo, ma soprattutto perché suo padre rivide i propri anziani fratelli per la prima volta dagli anni ’60 e Kevin poté conoscere i suoi zii e cugini. Per tutti fu un’esperienza molto emozionante. Purtroppo, però, Kevin non vide in questa città il suo luogo ideale dove trasferirsi, probabilmente perché era troppo lontano rispetto all’Italia ed ai suoi genitori, e così ritornò a casa col padre. Poche settimane dopo fecero un secondo tentativo andando a trovare i parenti in Germania (i fratelli e le sorelle di sua madre), in una cittadina industriale ubicata molto a nord dello stato tedesco. Qui i parenti, emigrati negli anni ’60, si erano rifatti una vita come ristoratori, non si erano arricchiti ma gli affari andavano bene. Nonostante la difficoltà della lingua (non conosceva nemmeno una parola di tedesco), ed il clima molto freddo rispetto all’Italia, Kevin pensò che l’importante era lavorare e, se i suoi parenti lo ospitavano, lui avrebbe fatto qualunque cosa loro gli chiedessero. Il Kevin 30enne lavoratore emigrante era caratterialmente molto diverso dal Kevin calciatore senza mestiere, aveva un atteggiamento più umile e maturo. Kevin non tornò in Italia, rimase lì al servizio degli zii, che presero a cuore il ragazzo e volevano aiutarlo. Il padre tornò a casa e col figlio rimase in contatto tutti i giorni tramite Skype.
Un anno dopo Kevin era diventato un pizzaiolo provetto. Sapeva fare solo la pizza e niente altro, ma gli piaceva e si era davvero appassionato al suo lavoro, tanto che gli zii decisero di aprire un piccolissimo locale di pizza da asporto e lo affidarono a lui. Il tedesco non era più quella lingua ostica, adesso egli sapeva esprimersi egregiamente e, nonostante lavorasse tutti i giorni da mattina a sera e, per rispetto agli zii, non frequentasse locali né spendeva soldi per divertirsi, il destino aveva messo sulla sua strada anche una bella ragazza nordica che si innamorò di lui, tipico ragazzo mediterraneo coi capelli neri e gli occhi scuri e… gran lavoratore! (Sì, decisamente un Kevin diverso dalla versione italiana che conoscevo). Ma un giorno della primavera del 2012 Kevin ricevette la telefonata che suo padre era stato ricoverato d’urgenza a causa di un infarto. Kevin tornò subito in Italia col primo aereo disponibile, ma quando arrivò suo padre era già morto.
(segue - mi piace molto il titolo che ho dato al prossimo racconto "Fratellanza", lo devo ancora scrivere però)
Amanda
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