Segue da UNA VITA -
1) l'ultimo incontro - 2) Carlo, gli anni '80 - 3) Su e giù dall'inferno - 4) Kevin
Dopo il funerale di suo padre, Kevin volle fare un ultimo giro nel quartiere prima di andare via. Pensava che la sua vita ora era in Germania, l’Italia gli sarebbe rimasta nel cuore, e per l’ultima volta voleva riempirsi gli occhi dei luoghi della sua infanzia. Casualmente, arrivò davanti al laboratorio di Carlo e suonò il campanello. I due ragazzi si conoscevano, oltre che per essere vicini di casa, anche per il fatto che Kevin aveva frequentato il centro giovanile presso cui Carlo aveva svolto volontariato, nel ruolo di tutor, di maestro, ed in quel periodo, nonostante gli oltre dieci anni di differenza di età, erano diventati amici, avevano condiviso un percorso insieme.
Kevin suonò più volte il campanello della porta e quando Carlo la aprì, egli notò il buio della stanza e tutto l’ambiente gli apparve cupo. I ragazzi si salutarono abbracciandosi, ma Carlo rimase poi in silenzio. Non si vedevano da almeno due anni e Kevin non si aspettava questa accoglienza fredda. “Hey amico, tutto ok? - disse Kevin – Sono tornato perché papà è morto, l’hai saputo?” – Carlo rispose “sì” con un cenno della testa. Kevin, trovò strano che Carlo non fosse loquace come suo solito, così come fu strano non averlo visto al funerale, ed allora gli domandò “Come ti va la vita? Gli affari vanno bene?” – Un altro cenno con la testa, poi si voltò e si sedette nella sedia posta in un angolo della stanza, e rimase in silenzio. Kevin rimase sorpreso da questo atteggiamento chiuso. Insospettito che qualcosa non andasse nel verso giusto, prese un’altra sedia e si sedette di fronte a lui. Provò ad iniziare una conversazione, ma Carlo non sembrava interessato. Allora Kevin fece domande dirette sulla sua situazione matrimoniale e su eventuali problemi di soldi. Carlo rispose sempre a monosillabi o a gesti. Kevin immaginò che l’amico stesse passando un brutto periodo, e probabilmente un po’ di depressione lo aveva colto. Carlo era sempre stato un ragazzo solare e pertanto egli rimase impressionato da questo cambiamento. Allora Kevin gli parlo della sua vita, gli ricordò che anche lui, quando rimase senza lavoro, visse un lungo periodo di depressione, la donna che amava lo aveva lasciato e lui, vedendosi finito, tante volte aveva accarezzato l’idea di farla finita per davvero. Ma, per fortuna, l’amore di suo padre e della sua famiglia, lo salvarono dal pozzo nero in cui era caduto. Kevin raccontò a Carlo della sua nuova vita in Germania, di come si fosse appassionato al suo lavoro di pizzaiolo e quanto era stato fortunato a trovare una nuova ragazza che gli voleva bene, così adesso la vita gli appariva più bella, piena di possibilità. Carlo ascoltava ma non dialogava, allora Kevin gli disse “Vieni anche tu in Germania. Chiudi tutto e ricomincia da capo. Io ci sono riuscito, ce la puoi fare anche tu”. Carlo abbozzò un mezzo sorriso e non disse nulla. Poi Kevin si congedò, salutando l’amico con la promessa che gli avrebbe telefonato presto per sapere come stava. Quella sera stessa ripartì.
Tornato in Germania Kevin aveva sempre in mente l’amico. Era consapevole che a volte da soli non si ha abbastanza forza per superare gli ostacoli, così sentì che doveva fare qualcosa per lui, doveva provare ad aiutarlo, così come lui era stato aiutato dalla sua famiglia. Comprò i giornali di annunci con le offerte di lavoro sperando di trovare qualcosa che andasse bene per Carlo, poi chiese in giro ai suoi conoscenti se avevano bisogno di un aiutante, un bravo ragazzo italiano disposto a lavorare con qualunque mansione. In pochi giorni trovò un paio di lavori nel suo stesso quartiere, così telefonò a Carlo e lo convinse ad andare in Germania, anche solo per qualche giorno, per vedere com’era l’ambiente.
Qualche giorno dopo Carlo telefonò a Kevin, e con poche parole disse che aveva chiuso il laboratorio e preparato la valigia, sarebbe partito quella sera con l’aereo. Quando Carlo arrivò in Germania era l’inizio dell’estate 2012. Fu accolto con affetto da tutti i membri della famiglia di Kevin e per le prime settimane visse in casa dell’amico, che conviveva con la fidanzata, poi, col primo stipendio del nuovo lavoro, affittò una stanza in un palazzo di quella stessa via. Per qualche mese Carlo apparve rinato. Parlava sempre poco, però appariva più sereno, più sorridente rispetto al suo ultimo periodo in Italia.
Carlo quando usciva da lavoro non andava mai a casa subito, ma si recava dall’amico nel suo piccolo locale di pizza da asporto, e cercava di rendersi utile. Non conosceva il tedesco, ma cercava di farsi capire dai clienti e per quelli abituali era diventato una presenza amica. Gli unici momenti bui della giornata, erano quando egli riceveva le telefonate della ex-moglie. Chiedeva sempre soldi, non capiva come egli avesse potuto lasciare i figli e fosse partito fregandosene delle sue responsabilità di padre, lo accusava di essere un egoista che pensa solo a se stesso, un immaturo, e tutte le altre cose negative che gli venivano in mente. Queste telefonate erano molto frequenti e destabilizzavano il suo, già precario, equilibrio. Quando suonava il telefono Carlo rispondeva sempre, ma poi stava zitto ed ascoltava il lungo monologo urlato della sua ex-moglie. E probabilmente i suoi silenzi erano un ulteriore incentivo all’arrabbiatura della ex, che poi chiudeva sempre la conversazione staccando bruscamente il telefono. Questi siparietti molto spesso avvenivano in presenza di Kevin, il quale, anche non volendo, grazie alle urla telefoniche della donna, riusciva a sentirla a distanza.
Per qualche mese funzionò così, poi gradualmente la situazione cambiò di nuovo.
(segue…)
Amanda
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